due scritti di Ferruccio Parazzoli
Nel 1999 Ferruccio Parazzoli pubblicò per Mondadori una Vita di Gesù. Nel prologo, intitolato L’alba del mondo, ci viene presentato l’evangelista Luca nel momento stesso in cui comincia a scrivere l’episodio dell’annunciazione. Nell’articolo che riportiamo dopo questo estratto, apparso nel quotidiano Avvenire il 16 novembre 2008, Parazzoli svolge una riflessione sulla teologia narrativa e sulla narrativa teologica, giungendo a una interessante conclusione: la scrittura della Vita è stata per lui “un’esperienza di non ritorno”, e da allora ha promesso a sé stesso che “mai più l’immagine fisica di Gesù sarebbe rientrata nelle mie narrazioni”.
L’alba del mondo
“Ecco l’ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola”.
Mentre scrive queste parole l’evangelista Luca è commosso. Mai si era sentito tanto solo in mezzo al tumulto della Roma imperiale. Paolo, l’apostolo del quale è stato discepolo e compagno dalla lontana Siria, è in carcere in attesa di rendere testimonianza con la propria vita al messaggio dell’uomo di nome Gesù, crocefisso molti anni prima a Gerusalemme. Gesù, il figlio di Maria, la fanciulla le cui parole Luca ha deciso di affidare alla memoria di coloro che verranno dopo di lui attraverso il tempo, a consolazione e vittoria di fronte agli orrori del mondo.
Luca sa di essere il solo ad averle raccolte dal ricordo di gente comune, rimasta ignota, che le ha conservate nella memoria con venerazione e amore perché la voce di quella bambina non andasse perduta, ma si alzasse ogni volta che il cuore smarrito, il coraggio vacillante degli uomini avesse sentito il bisogno di ascoltarle, limpide e ferme oltre lincessante frastuono dei secoli.